Leone XIV: basta uccidere inermi cristiani

Domenica 22 Giugno nella chiesa greco ortodossa di Sant’Elia, a Damasco, un killer armato di fucile ha ucciso 30 persone e ne ha ferite 63 per poi farsi saltare in aria con una bomba. Secondo gli inquirenti siriani l’attentato sarebbe opera dell’Isis (Stato Islamico dell’Iraq e della Siria), un’organizzazione terroristica paramilitare internazionale.

Purtroppo i demenziali attacchi a inermi cristiani sono una costante; e non solo dei nostri tempi. Secondo la “Lista di controllo mondiale 2023” di Open Doors International, un’ organizzazione internazionale che aiuta i credenti oppressi per fede, i cristiani perseguitati nel mondo sono 360 milioni e 5621 di loro sono stati uccisi nel 2022 (ultimo dato disponibile).

L’89 per cento di questi è stato assassinato in Nigeria che, con la Corea del Nord, la Somalia e lo Yemen, risulta tra i Paesi più ostili al cristianesimo.

Nel corso della storia i cristiani morti per la loro fede sono stati stimati in circa 70 milioni, di cui 45 milioni solo nel XX secolo.

Interessanti studi sono stati condotti dal sociologo Massimo Introvigne che ha ben documentato il tema delle persecuzioni (“Cristiani uccisi nel mondo: uno ogni cinque minuti”, cesnur.org, 8 Giugno 2011).

L’agenzia Fides ha reso noto che dal 2000 al 2020 sono stati uccisi nel mondo 536 missionari. È davvero un esercizio complicato raccogliere e certificare le storie di così tanti credenti uccisi per avere testimoniato il Vangelo.

Nelle pagine di cronaca dei giornali sono finiti ben pochi preti rispetto ai tanti uccisi per essere stati coerenti con la loro scelta di vita: quella di prendere sul serio la parola di Dio e di viverla fino in fondo.

I sacerdoti cattolici la cui morte ha suscitato indignazione sono davvero pochi, almeno nelle pagine dei giornali: l’arcivescovo salvadoregno Oscar Romeo (1917-1980), il prete polacco Jerzy Popieluszko, (1947-1984), il vescovo colombiano Jesús Emilio Jaramillo Monsalve (1916 -1989), il parroco palermitano don Pino Puglisi (1937-1993), il vescovo milanese Luigi Padovese (1947 – 2010), i religiosi francesi Jaques Hamel (1930 – 2016) e Olivier Maire (1960 – 2021).

Nell’indifferenza generale dei media, controllati da poteri apatici (quando non ostili) alle istanze della Chiesa cattolica, s’è alzata la voce, ferma e chiara, di Papa Leone XIV.

Rivolgendosi ai cristiani d’oriente ha assicurato che impiegherà ogni sforzo per diffondere la pace. «La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi», ha testualmente detto il Papa. «Perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace. I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo».

Rivolgendosi in particolare a coloro che sono stati costretti a lasciare la propria terra, casa e beni, il Papa li ha esortati «a custodire le vostre tradizioni senza annacquarle».

Di più, Leone XIV ha aggiunto: «Vorrei ringraziare Dio per quanti nel silenzio, nella preghiera, nell’offerta cuciono trame di pace; e i cristiani – orientali e latini – che, specialmente in Medio Oriente, perseverano e resistono nelle loro terre, più forti della tentazione di abbandonarle. Ai cristiani va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari per un’esistenza sicura. Vi prego, ci si impegni per questo».

La Custodia di terra Santa, che i Francescani animano da oltre otto secoli, è fortemente impegnata a sostenere le comunità cristiane ormai ridotte al lumicino per le politiche di governi incomprensibilmente diffidenti nei loro confronti.

È un dato di fatto oggettivo che la storia s’è già incaricata di attestare: là dove il cristianesimo non ha messo radici o è stato sradicato i popoli soffrono.

Lontani o senza Gesù Cristo la vita è un inferno.

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