La Polizia di Stato di Sondrio ha eseguito 12 misure cautelari a Livigno, Torino e a Rimini, nei confronti di un gruppo criminale che inondava di droga la Valtellina. La cocaina veniva venduta davanti a neonati ed ordinata attraverso un latitante appartenente alla potente mafia di Scutari, attratta dalle potenzialità economiche di Livigno.
La Squadra Mobile di Sondrio, nell’ambito di un’indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Sondrio, ha dato esecuzione a 12 misure cautelari: 6 in carcere, 5 ai domiciliari ed un obbligo di dimora nei confronti di soggetti di nazionalità albanese, italiana e dominicana, ritenuti responsabili di aver trasportato e venduto a Livigno notevoli quantità di cocaina destinata ai consumatori locali e ai numerosi turisti richiamati dalle note attrazioni sciistiche.
Sono stati accertati stretti collegamenti con esponenti di spicco della mafia albanese allettata dalle potenzialità economiche di Livigno. La droga, al telefono chiamata “bresaola”, è stata venduta in macchina in zone appartate del territorio di Livigno.
Al trasporto e alla vendita partecipavano anche le mogli degli indagati: una è stata sottoposta alla misura degli arresti domiciliari. Per non destare sospetti ed evitare controlli, i responsabili hanno trasportato e venduto la droga alla presenza dei figli, minori e neonati. Alcuni degli indagati si vantavano sui social, imbracciando armi d’assalto e mostrando soldi in contanti.
L’attività investigativa, iniziata ad aprile 2023, si è concentrata nel comune di Livigno, dove diverse famiglie albanesi, insospettabili, ma in realtà legate ad un latitante ricercato per omicidio, appartenente ad un clan mafioso di Scutari (Albania), hanno posto in essere un fiorente commercio di cocaina, servendosi di spacciatori locali e stranieri.
I membri delle famiglie albanesi di Livigno, così come gli spacciatori locali e stranieri a loro asserviti, sono risultati tutti bene inseriti nel tessuto socio-economico di Livigno, poiché svolgono professioni, anche ben retribuite, sia a Livigno che in Svizzera.
A causa di queste apparenti condizioni di legalità, l’attività investigativa si è rivelata lunga e complessa: sono stati necessari numerosi e impegnativi servizi di osservazione e pedinamento, insieme anche ad intercettazioni telematiche, ambientali e telefoniche.
L’organizzazione del rifornimento della cocaina è stata gestita da un latitante, albanese, di 26 anni, il quale, in virtù della sua rete di relazioni strettamente legate alla mafia albanese, è riuscito, anche durante la latitanza, ad attivare canali di rifornimento di cocaina, ramificati in Italia e in Europa. Si è infatti constatato che la droga ordinata proveniva dalla zona della Brianza, da Torino e da Bruxelles.
I viaggi dello stupefacente fino a Livigno, dunque, sono avvenuti sempre sotto il costante controllo di personaggi albanesi, utilizzatori di fittizie utenze straniere spagnole, francesi, olandesi ed albanesi.
Lo schema del rifornimento di stupefacente si è basato su tecniche criminali ben consolidate e la cautela estrema osservata nelle operazioni (es. uso di linguaggio in codice, limitazione estrema delle comunicazioni) ha reso estremamente difficile la captazione di colloqui utili e la loro interpretazione, compresi i casi di conversazioni dal vivo.
E’ stata accertata, inoltre, la maniacale attenzione nelle fasi precedenti e contestuali alla consegna della droga ed espedienti di estrema raffinatezza per tenere ben nascosta e protetta la figura centrale del latitante.
Una volta giunto in Valtellina, lo stupefacente veniva ritirato da un soggetto albanese, di 40 anni, che ha avuto il compito di trasportarlo fino a Livigno (luogo di sua residenza), pesarlo, dividerlo in dosi e cederlo agli spacciatori di riferimento. L’attività di spaccio è stata svolta con la costante mediazione di un altro soggetto albanese, residente a Livigno, zio del latitante.
Nell’ultimo periodo, in vista della stagione turistica invernale, il quantitativo delle partite di cocaina è aumentato. Con l’operazione del 03.12.2023, culminata con l’arresto in flagranza di due soggetti albanesi, si è riuscito ad intercettare 1 kg di cocaina destinata ad essere introdotta nel mercato di Livigno e dell’Alta Valle.
Questa partita di stupefacente è stata acquistata in un quartiere della periferia di Torino da un soggetto legato ad un clan albanese, avente la propria base nel capoluogo piemontese, e trasportata fino in Valtellina. Lo stupefacente sequestrato, venduto al dettaglio, avrebbe garantito profitti tra gli 80.000 ed i 100.000 euro.
L’attività investigativa svolta ha generato un altro filone d’indagine. Monitorando le condotte ed abitudini degli spacciatori di Livigno, infatti, si è constatato che questi hanno venduto, oltre alla cocaina, anche l’ hashish.
Il rifornimento dell’hashish, tuttavia, non è avvenuto attraverso l’abituale canale albanese, bensì ricorrendo ad altri fornitori localizzati nella zona della Bassa Valle e del lago.
E’ venuta così in rilievo la figura di un giovane marocchino di 24 anni ed è emersa una modalità di spaccio nuova, non basata sulla consueta attività di vendita nei boschi, bensì caratterizzata da dinamicità e dal sistematico utilizzo di macchine anche di grossa cilindrata a noleggio per raggiungere i clienti e per fuggire dalle forze dell’ordine.
Sono state documentate numerose cessioni di stupefacente (eroina, cocaina e hashish) a favore di molti clienti, tutte caratterizzate dal fatto che lo spacciatore, a bordo della propria macchina, si recava dagli acquirenti per la cessione. È stato accertato un fitto giro di affari, con continue telefonate per ordinare lo stupefacente ed appuntamenti per la cessione incastrati al minuto.
A riscontro di questa cospicua intensa attività di spaccio, accertata in entrambi i filoni di indagine, durante l’attività d’indagine, sono stati effettuati 8 arresti in flagranza e sequestrati 1823 grammi di cocaina, 190 di eroina e 1610 di hashish, utili anche per ricostruire il commercio illecito.
L’esecuzione delle misure cautelari, che ha richiesto l’impiego di 70 appartenenti alla Polizia di Stato, è avvenuta contestualmente in Valtellina (nei comuni di Livigno e Sondalo) a Torino e Rimini, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Torino e Rimini, del Settore di Polizia di Frontiera di Tirano, della Polizia Locale di Livigno e con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. Ancora in corso la cattura in Francia dell’ultimo indagato.