Triduo Pasquale: omelia del Card. Cantoni alla processione di Como


La processione segue il seguente percorso: viale Varese, via Cadorna, arrivo in via Milano e sosta davanti alla chiesa di San Bartolomeo (memoria del miracolo del 1529, quando al passaggio del Crocifisso si spezzarono le catene che segnavano il confine sul Cosia fra Como e Milano; benedizione della città; preghiera giubilare). Ripartenza della Processione percorrendo via Milano, piazza Vittoria, viale Cattaneo, viale Varese, rientro nella Basilica della SS. Annunciata. Il Vescovo Oscar proporrà la sua meditazione: al termine ci sarà la benedizione e i fedeli potranno salire per il bacio del Crocifisso.


Lo sguardo mite e compassionevole di Cristo, che oggi ha percorso con noi alcune vie della nostra Città, ci accoglie tutti, ci consola e benedice anche chi lo rifiuta, chi non lo riconosce o pensa di poterne fare a meno.

Abbiamo bisogno di sperimentare la vicinanza di Dio in questo nostro tempo per calmare la nostra fame e la ricerca della sua consolazione dentro un ambiente, il nostro, che manifesta solo incertezza, ansietà, che genera contrasti vari, fino a sentirci desolati. Siamo invasi da un generale senso di sfiducia verso il prossimo, le istituzioni e verso il futuro, frutto di un clima di sospetto e di insicurezza.

Lo sguardo di Cristo, che conosce la nostra debolezza, ci invita a non lasciarci intrappolare dalla delusione e dalla amarezza, a vedere nell’altro non una potenziale minaccia, ma una opportunità di arricchimento reciproco.

Ci stimola a superare divisioni che generano paura, violenza e conflitti.

Il Giubileo che stiamo vivendo in questo Anno Santo deve rappresentare invece per tutti, cristiani e non, una occasione per superare la logica dello scontro e abbracciare piuttosto la logica dell’incontro, perché nel tempo che ci sta davanti possiamo tutti sentirci “pellegrini di speranza”, cioè persone e comunità in cammino, impegnate a costruire attivamente un futuro di pace e nello stesso tempo a disinnescare gli ordigni dell’egoismo, dell’orgoglio e della superbia umana.

Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene”, ci ricorda papa Francesco nella bolla di indizione dell’Anno santo, e ciascuno di noi è chiamato a farla fiorire intorno a sé.

La speranza, tuttavia, non è un anestetico che ci permette di sminuire le tensioni a poco prezzo e per un periodo limitato nel tempo e quindi passeggero.

La speranza, oltre che un dono di Dio, è figlia anche della nostra responsabilità, delle nostre quotidiane scelte costruttive di pace, di solidarietà, di accoglienza e di perdono.

Tocca a ciascuno di noi, se vogliamo divenire artigiani di pace, ritessere i rapporti interpersonali lacerati (già nelle famiglie, tra amici, come nelle comunità civili e religiose), riallacciare relazioni che si sono rallentate nel tempo, riprendere il dialogo, arrendendoci all’idea che l’inimicizia e l’indifferenza possano avere il sopravvento, o che tocchi agli altri ricominciare e fare il primo passo verso di noi!

Concludo con un augurio: La speranza, con l’aiuto di Dio, fiorisca nei nostri cuori e il nostro tempo trovi la pace che tanto desidera. Oscar card. Cantoni

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