Kigali, 22 gennaio 2015   |  

Rwanda: dopo la ricostruzione materiale del Paese è l'ora della costruzione integrale dell'uomo

Seconda puntata del nostro inviato speciale (non solo giornalistico), Martino Ghilotti, volontario dell'associazione Kwizera attiva nel Paese africano da oltre un decennio.

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kigali, una delle cisterne acquistate da una ditta indiana per l'associazione Kwizera inncui campeggia chiaraemnte la scritta: "Non abbandoniamo i nostri marò"

“Che ci vai a fare?” è la domanda più ricorrente che ci si sente rivolgere quando si parte per Paesi come il Rwanda. Quando non nasconde un sottinteso “ma chi te lo fa fare”, la domanda denota una voglia di conoscere questo specifico tipo di volontariato. Sarebbe riduttivo limitarsi alla mera seppur nobilissima azione di raccolta fondi e delegarne ad altri la gestione. Anche potendo contare su referenti locali affidabili e capaci, come nel caso di don Paolo Gahutu il nostro referente che molti valtellinesi conoscono per essere stato accolto in provincia nel tragico 1994 quando con altri due seminaristi fu costretto a scappare dagli eccidi in corso nel suo Paese, è difficile ridurre tutto ai soli contatti telefoni per e-mail lungo il corso dell’anno. Non si può, infatti, fare a meno di andare di persona sul posto per verificare se quanto concordato è stato attuato secondo quelle che erano le intese. Purtroppo non si parlano solo lingue diverse, anche se don Paolo che ha concluso i suoi studi in Italia parla correttamente italiano, ma esistono modi diversi di operare che spesso e volentieri portano a fatali incomprensioni. Si legga al riguardo questo post che chiarisce molte delle difficoltà con cui ha a che fare l’azione di volontariato.

Ecco perché si parte. Per verificare sul posto il buon andamento di quanto pianificato all’inizio del 2014 e per concordare le linee guida degli interventi 2015. È così che nei primi giorni di missione abbiamo potuto constatare il buon esito del principale progetto dello scorso anno, il Progetto Amazi (acqua in lingua locale), che ha comportato la distribuzione di 45 cisterne da 10.000 litri cadauna per la raccolta dell’acqua piovana dai tetti degli edifici comunitari a 14 parrocchie della diocesi di Byumba nel Nord del Rwanda, ai confini con l’Uganda. Nell’operazione ci siamo pure tolti lo sfizio di far scrivere sulle cisterne alla ditta indiana che ce le ha fornite un messaggio a favore dei nostri marò.

Annualmente l’associazione Kwizera invia in Rwanda mediamente poco meno di 100.000 euro, pari a oltre il 90% di quanto generosamente offerto da privati ed istituzioni, un terzo di questi fondi viene assorbito dal programma adozioni che, ad oggi, assiste 317 bambini bisognosi. La somma richiesta a chi adotta è di 115 euro all’anno, ben lontano dalle somme richieste dalle maggiori organizzazioni operanti nelle adozioni che non disdegnano di richiedere anche oltre trecento euro. E non sembrino pochi quei 115 euro, perché in realtà consentono di dare ai bambini circa quattro mensilità di quanto potrebbe portare a casa il proprio genitore, quando ancora ce l’hanno, lavorando come bracciante agricolo. Ad ogni missione, per il 2015 ci penseranno i colleghi che scenderanno in Rwanda il prossimo agosto, questi bambini vengono incontrati uno per uno per verificarne lo stato di salute e l’andamento scolastico. Quest’ultimo aspetto è totalmente facile da verificare perché si presentano con la propria pagella che, oltre a riportare i vecchi e tradizionali voti per ogni materia, riporta anche la classificazione dell’alunno all’interno della rispettiva classe.

Controllo quindi di quanto fatto nell’anno e pianificazione degli interventi futuri. Cosa che abbiamo fatto mercoledì in un confronto preliminare con il vescovo di Byumba, mons. Servillien Nzakamwita, che avrà un seguito nei prossimi giorni quando in un apposito incontro ci si confronterà con tutti i parroci della diocesi su che cosa si potrà mettere in cantiere per questo anno.

Proprio dall'incontro con il vescovo abbiamo appreso che una iniziativa concretizzatasi già in occasione della passata missione di febbraio 2014, che vide l’edizione da parte di Kwizera di una Sintesi del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa curata da un francese e la sua distribuzione a tutte le diocesi del Rwanda, è tornata in auge. Dopo un anno, quando per noi il progetto poteva ritenersi concluso, riprendeva improvviso e imprevisto slancio; i tempi africani sono totalmente diversi da quelli di noi occidentali. A partire da Maggio la Chiesa ruandese proporrà, attraverso incontri e convegni, la dottrina sociale della Chiesa ai diversi interlocutori interessati: politici, intellettuali professionisti, laicato cattolico. In quella sede quel libretto che già avevamo riposto tra i progetti esauriti ritorna in auge; ci toccherà pubblicarne ancora centinaia di copie. Un impegno che facciamo con molto piacere, convinti come siamo che all’hardware delle costruzioni sia ormai tempo di affiancare il software della formazione per uno sviluppo integrale dell’uomo.

Questo post  (http//alberwandesi.blogspot.com/2010/05/sui-progetti-e-tempo-di-cambiare.html)

Progetto Amazi (http://alberwandesi.blogspot.it/search/label/Progetto%20Amazi)

Sintesi del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa http://alberwandesi.blogspot.it/2014/01/lass-kwizera-edita-una-sintesi-del.html

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