Da un’idea “made in Tirano”: una capra in dono a 2700 famiglie rwandesi che, tra l'altro, ha l'obiettivo di “aiutare ad aiutarsi”.
Nyagahanga è un villaggio dell’interno del Rwanda, nella profonda campagna, quella che mai assurge a protagonista nei pezzi giornalistici, perché è una faticaccia per gli inviati chiamati a descrivere il miracolo rwandese da Kigali spingersi fin qua. Significa sobbarcarsi un paio d’ore di fuoristrada, dopo aver lasciato l’ultimo tratto di strada asfaltata, su strade sterrate con un fondo che riserva sempre delle insidie, anche se bisogna riconoscere che ci sono stati significativi miglioramenti negli ultimi anni, e dove la rossa polvere delle strade rwandesi ti penetra addosso fin sotto i vesti anche a finestrini chiusi. Qui, dove siamo arrivati dopo una levataccia, siamo stati accolti da un gruppo numeroso di persone, uomini e donne nei loro ricercati e variopinti vestiti che si sfoggiano solo nelle grandi occasioni, cui faceva da corona un certo numero di caprette.
Erano i protagonisti di una specie di rito che di lì a poco ha preso il via seguendo un’abile regia. Due gruppi, formati ciascuno da 25 coppie, di cui uno affiancato da altrettante caprette, si disponevano l’ uno di fronte all’altro, e quindi dopo il discorso introduttivo di un responsabile, le coppie in possesso della capra procedevano, una alla volta, alla consegna della capra alla coppia che aveva di fronte, non prima di essersi scambiati un abbraccio. Un rito che è parte di una storia di successo che merita di essere raccontata e che mosse i primi passi proprio a Nyagahanga e che qui oggi si è ripetuta per l’ennesima volta.
Tutto ebbe origine sei anni da un’intuizione di una giovane coppia tiranese, Michele e Anna. Alle prese con i preparativi del proprio matrimonio stavano ricercando un'idea per il pensiero che si è soliti riservare agli invitati al termine del pranzo di nozze. Scartate le tradizionali bomboniere, erano alla ricerca di qualcosa che consentisse di condividere la propria gioia con persone meno fortunate. Esaminate varie ipotesi, alla fine la scelta cadde su quella di donare una capretta a 25 giovani coppie della parrocchia rwandese di don Paolo Gahutu, quella appunto di Nyagahanga. Unica condizione posta fu che ogni coppia si impegnasse a consegnare il primo capretto nato ad un’altra coppia.
Arrivata a conoscenza dell’Associazione Kwizera l’idea fu affinata e regolamentata in ogni particolare e trasferita in un apposito manuale operativo, strumento indispensabile per la formazione dei gruppi inseriti nel programma curata da un esperto in loco- E’ così che nacque il progetto Mikan acronimo di MIchele –Kwizera-ANna: Oggi è diffuso in 16 delle 19 parrocchie della Diocesi di Byumba, quale strumento anche della pastorale familiare, avendo finora coinvolto oltre 5000 persone, grazie all’intervento dell’Associazione Kwizera che ha finanziato, dopo quello iniziale promosso dalla coppia tiranese, l’acquisto di ulteriori capre per avviare nuovi gruppi che si sono via via moltiplicati, proprio grazie al meccanismo di destinare il primo capretto a un nuovo gruppo..
Sei anni fa Michele e Anna facevano da padrini alla consegna con questo messaggio “Che dire…si comincia! E' con grande soddisfazione che vediamo partire il nostro progetto. Non pretendiamo certo di salvare l'Africa, nè tantomeno di colorare di "bianco"qualcosa che sta benissimo in "nero".. Una cosa però vogliamo provare a farla..Non intendevamo inviare a queste famiglie dei semplici aiuti. Noi vogliamo aiutarle ad aiutarsi!! Le nostre capre vogliono essere l'inizio della circolazione di conoscenza, di consapevolezza, di crescita attraverso il lavoro di squadra, appunto un "aiuto ad aiutarsi"..Certo, la nostra e' una scommessa, ma siamo fiduciosi che anche con l'aiuto di Don Paolo riusciremo a salvare capra e cavoli!”
Una scomessa vinta: con quelle di oggi siamo a 2700 capre! Alla cerimonia odierna invece del messaggio dei promotori è arrivato da Tirano, sotto forma di un disegno, il saluto di Alice, la figlia di Michele ed Anna. E così la storia del Progetto Mikan continua.