Il nocciolo è una pianta molto diffusa in Europa e presente come specie spontanea su tutto l’areale valtellinese dalla fascia pedemontana fino ai 1500 m di altitudine sui versanti soleggiati.Generalmente il nocciolo, insieme alla betulla ed al frassino, è una specie che tende a colonizzare i terreni incolti al di sopra della fascia della robinia, creando alle volte dei corileti spontanei quasi in purezza, con una sorprendente pulizia del sottobosco grazie all’apparato radicale molto affastellato e alle foglie che formano uno strato pacciamante consistente.
Le nocciole insieme a noci, castagne e altri frutti spontanei hanno rappresentato una interessante fonte alimentare per i popoli del passato grazie anche all’elevato potere calorico di questi frutti.Oltre al frutto, dei noccioli si utilizzava il legno, soprattutto i polloni che escono dalla base, tendenzialmente molto sottili, regolari e dritti, per la realizzazione di manici e altri attrezzi agricoli, oltre al fogliame raccolto come strame.Le nocciole in passato venivano raccolte da piante allo stato spontaneo per il consumo fresco, per la realizzazione di un dolce croccante a base di nocciole, burro e zucchero, come arricchimento di alcuni dolci e per il consumo invernale vista la lunga conservazione del prodotto ben essiccato.
Proprio perché sono sempre state raccolte allo stato spontaneo, proprio perché le nostre nocciole selvatiche hanno delle dimensioni molto piccole e con involucro molto spesso, ma forse anche perché si è sempre collocato come frutto simbolo della povertà in quanto raccolto è utilizzato nei periodi più magri della storia, attualmente al di fuori di una quasi inesistente raccolta spontanea, in Valtellina non è mai stata presa in considerazione la possibilità di coltivare questa specie sia per il consumo familiare che per il mercato.
La Fojanini da alcuni anni, nell’ambito della convenzione con la Comunità Montana Valtellina di Tirano, sta’ allestendo alcuni campi sperimentali di coltivazione del nocciolo.Lo scopo è quello di ricercare il maggior numero di cultivar possibile in modo da individuare quelle che meglio si adattano al nostro territorio e valutarne le produzioni sia in termini quantitativi ma anche qualitativi in base alla pezzatura dei frutti e le caratteristiche organolettiche al consumo.
Verranno adottati sesti di impianto ampi, almeno 5m da una pianta all’altra al fine di avere una buona illuminazione del noccioleto e favorire le operazioni colturali.Anche la forma di allevamento gioca un ruolo molto importante, le piante verranno allevate con due diverse forme di allevamento: ad alberello monocaule e a vaso cespugliato.
Nel primo caso, al momento dell’impianto o l’anno successivo, verrà scelto un pollone, tagliato a 60-80 cm, da dove si dipartiranno le 3 branche principali dell’alberello.Nel secondo caso si sceglieranno 3-5 polloni, verranno inclinati a 45° e ben distanziati fra di loro a formare la struttura principale del futuro cespuglio.A distanza di alcuni anni il risultato sarà pressoché uguale tenendo presente che il nocciolo dovrà essere regolarmente potato tutti gli anni come dovranno essere tolti i polloni man mano che escono dai dintorni del fusto.Una pianta di nocciole ben gestita è un alberello gradevole da vedere, con una produzione di frutti molto soddisfacente per il consumo famigliare, viste anche le proprietà salutistiche di un moderato consumo di questa frutta secca.
In considerazione che a livello nazionale l’offerta è notevolmente frammentata, la coltivazione razionale dell’albero delle nocciole potrebbe non solo dare delle soddisfazioni a livello familiare, ma anche un integrazione al reddito principalmente all’interno di strutture agrituristiche o di quelle piccole aziende agricole che puntano alla diversificazione dei prodotti.Da notare che in altre regioni italiane la coltivazione del nocciolo è radicata ormai da anni, basta vedere il Piemonte con le produzioni destinate alla trasformazione, principalmente dalla Ferrero, ma anche il centro-sud Italia per le produzioni destinate al consumo come frutta secca o alla torrefazione e destinate poi alle industrie dolciarie e del cioccolato.
Per la verità alcune piante di nocciolo si vedono anche in valle, però generalmente si tratta o di varietà ornamentali come ad esempio il nocciolo contorto, oppure il nocciolo purpureo a foglie rosse e solo raramente varietà selezionate destinate alla raccolta per consumo famigliare.Considerando che anche le varietà ornamentali producono frutti, a volte anche di ottime caratteristiche organolettiche se pur di pezzatura ridotta, attualmente tra i vivai specializzati si trovano molte varietà selezionate per la produzione di frutta.Tra le cultivar di riferimento troviamo: la Tonda Gentile delle Langhe, la Tonda di Giffoni, la Tonda Romana, la Mortarella, la S. Giovanni e molte altre.Al di fuori delle varietà ornamentali che alle volte possono essere piante innestate, come nel caso del nocciolo contorto, le varietà da frutto sono piante franche di piede, significa che i polloni che vengono emessi in abbondanza dalla base del ceppo rispecchiano la varietà e questo è molto importante per la moltiplicazione.
Il nocciolo appartiene alla famiglia delle Betulaceae, genere Corylus, il suo nome scientifico è Corylus avellana L.Il nocciolo è un arbusto, o picccolo alberello, la cui altezza può variare dai tre a sei metri; possiede un portamento a cespuglio, con chioma espansa e non molto regolare. Le radici sono lunghe, ramificate e molto superficiali. I rami sono lunghi e flessibili; le foglie presentano un colore verde intenso sulla pagina superiore e verde pallido sul lato inferiore.
I fiori maschili sono riuniti in infiorescenze dette amenti, si formano in autunno e rilasciano il polline a inizio primavera, i fiori femminili sono facilmente riconoscibili per il caratteristico “ciuffetto rosso”, essi sono situati sui rami di un anno o alla base del peduncolo dell’infiorescenza maschile.L’impollinazione avviene nei primi mesi dell’anno ed è di tipo anemofilo, ossia operata dal vento. Il frutto, che inizia la sua formazione al mese di maggio, è un achenio di varia forma, rivestito di foglie modificate denominate “bratee”, può essere singolo o riunito in infruttescenze, formando gruppi di due, tre o più frutti.
Il guscio inizialmente è di colore verde, più o meno spesso in funzione della cultivar; diventa bruno rossastro a piena maturazione; all’interno di questo vi è un solo seme (raramente due), avvolto in una ruvida, ma sottile pellicola marrone denominata “perisperma”.La polpa del seme è bianca, croccante, oleosa, una volta raggiunta la maturità il frutto si stacca dall’involucro e cade a terra. Ciò non avviene per alcune cultivar dove i frutti vengono raccolti a mano direttamente dagli alberi “brucatura” e successivamente sgusciati.
Il nocciolo è una specie poco esigente, facilmente adattabile, può essere coltivato senza irrigazione in zone con livelli di piovosità di almeno 800 mm, regolarmente distribuite durante l’anno e resiste bene alle basse temperature.Il terreno preferito dal nocciolo è quello tendenzialmente sciolto, permeabile, fertile, con valori di pH da 5,5 a 7,8; ricco di sostanza organica.
Il nocciolo entra in produzione il 3°- 4° anno di coltivazione, per arrivare a regime al 7°- 9° anno; nella norma prosegue poi sino a 35-40 anni senza problemi. In piena produzione la resa media annuale si aggira sui 20-35 q li/ha (5-10 Kg a pianta) in funzione della varietà coltivata e delle scelte agronomiche di coltivazione.
Tra le poche piante presenti in valle, la tendenza generale è comunque quella di lasciare le piante incustodite con il risultato di avere dei cespugli molto ingrovigliati, con alla base un numero indefinito di polloni e produzioni di scarsa qualità.Queste piante mal governate generalmente vengono poi abbandonate a se stesse o nella maggior parte dei casi se lo scopo era, al di la della produzione, quello di ottenere un arbusto esteticamente ben formato, vengono tagliate ed estirpate dopo pochi anni, in quanto il risultato ottenuto non è certo quello desiderato.