Grosio, 01 febbraio 2015   |  

L’asilo Carlin, segno dell’amicizia di Grosio con il Rwanda

Da quel lontano 1994 in cui approdarono a Grosio tre seminaristi in fuga dagli eccidi rwandesi, si è costruito negli anni un legame forte che ha portato diversi frutti.

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Siamo a Kagera, poco lontano da Nyagahanga: poche abitazioni, prevalentemente fatte  di mattoni di fango con  i tetti in lamiera, perché il governo ha bandito quelli di paglia, sparpagliate qua e là in mezzo ai bananeti e ai campi. Sulla strada s’incontrano tanti  bambini, anche piccolissimi,  ricoperti da vestiti spesso laceri di cui non si riesce più a intuire i colori e le fogge originali. Un posto dove ancora s’incontrano i segni inconfondibili della fame nelle  pancia gonfie di molti bambini. Qui anche l’uomo bianco (umuzungu in lingua locale) per molti è un’assoluta novità; quando ti incontrano ti vogliono assolutamente toccare quasi volessero accertarsi che sei una  persona in  carne ed ossa o, forse , più semplicemente per provare una sensazione mai provata prima.. 

 

Il programma della missione prevede l’incontro con le maestre e i bambini dell’asilo intitolato a Carlin, il nome con cui era conosciuto da tutti il compianto Carlo Rodolfi di Grosio.Da presidente della locale sezione dell’Azione cattolica, Carlin fu tra i promotori, a partire dal 2010,  con l’iniziale contributo frutto delle donazioni periodiche degli associati grosini, di questa struttura. A quel primo contributo si  aggiunsero quelli di altri  benefattori, coordinati dall'Associazione Kwizera, che permisero il completamento dell’opera, fortemente voluta da don Paolo Gahutu, l’allora parroco di Nyagahanga.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inaugurato nell’agosto del 2012, durante la Missione Kwizera di quell’anno, l’asilo fu  dedicato a Carlin, nel frattempo prematuramente scomparso.  Dopo il suo avvio, l'asilo fu in pratica  "adottato" dalla comunità di Grosio che già aveva una certa familiarità con il Rwanda da quando, nell’estate di quel tragico 1994, conobbe e ospitò in diverse occasioni tre seminaristi, Cirillo Roberto e Paolo, che erano fuggiti dalla tragedia del loro paese portati in salvo da una missione umanitaria condotta da Maria Pia Fanfani. Diventati sacerdoti in Italia, due rimasero nel nostro paese  mentre Don Paolo, assumendosi non pochi rischi, fece ritorno in Rwanda, portandosi appresso la vicinanza della comunità grosina che non mancò di concretizzarsi anche  in atti di sostegno alla sua opera pastorale, come appunto nel caso dell’asilo Carlin..

 

E’proprio il sostegno grosino che  ne ha consentito il funzionamento, mettendo a disposizione della parrocchia di Nyagahanga, che ne ha la gestione ma non certo i mezzi per farlo,  i fondi per il compenso mensile, 20.000 franchi rwandesi pari a circa 25 euro, alle tre insegnanti, Jeanne Espérance, Liberata e Leocadie,  che si prendono cura dei bambini che lo frequentano che in questo anno scolastico, iniziato proprio da lunedì di questa settimana, sono ben  143, contro i 110 dell’anno scorso.Le tre maestre sembrano facciano bene il loro lavoro se, come riconosce  il direttore della vicina scuola elementare,” i bambini che escono dall'asilo "Carlin" risultano avere un approccio alla scuola sensibilmente migliore rispetto agli altri scolari”. 

 

Al nostro arrivo veniamo letteralmente circondati da una torma di bambini che stavano giocando sul prato circostante l’asilo sotto lo sguardo vigile delle insegnanti, due delle quali, non bastando di avere una cinquantina di bambini a cui badare a testa,   si portano in braccio pure un bambino piagnucolante. Bisogna inevitabilmente dare la mano a tutti, perché tutti vogliono toccare con mano l’umuzungu.Dopo le solite foto di rito, ci troviamo in una delle tre classi per la consegna di un po’ di materiale didattico a cui sono stati aggiunti alcuni giochi ( palle, costruzioni tipo Lego  di cui abbiamo dovuto spiegare l’utilizzo alle maestre), il tutto  accompagnato da un  simpatico disegno che due bambini dell’asilo grosino,Sara ed Edoardo, hanno voluto mandare a questi loro coetanei lontani, come piccoli ambasciatori dell’intera comunità grosina, corredandolo di un bel“Ciao a tutti”.

 

Il  grave stato di povertà in cui questi bambini  si trovano a vivere nelle rispettive famiglie, non sempre in grado di assicurare loro neppure quell’unico pasto al giorno che solitamente si consuma nelle campagne, ha però suggerito un’altra iniziativa. Finalmente, perché se ne era cominciato a parlare già l’anno scorso, quest’anno  partirà un programma di sostegno nutrizionale. Infatti, d’intesa con il parroco don Deogratias, a partire dai prossimi giorni è stata pianificata la  distribuzione ad ogni bambino, durante la permanenza all’asilo, che va dalle sette del mattino fino alle undici, di una tazza di latte. Forse non quanto si vorrebbe fare, come nella vicina scuola elementare di Nyagahanga in cui ogni giorno l’Associazione Kwizera, per il tramite della parrocchia, eroga una settattina di pasti ad altrettanti bambini bisognosi, ma un primo piccolo passo per alleviare gli effetti della malnutrizione su questi bambini. Chissà, magari chiamandolo Progetto Amata (latte in lingua locale) potrebbe muovere l’interesse dei benefattori sempre alla ricerca di una buona idea da sostenere; dopotutto, con venti euro all’anno si garantisce ad ogni bambino la sua tazza di latte quotidiano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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